Convegno sul tema "Turismo e nuova legislatura"
Roma, 7 marzo 2006
Desidero rivolgere il mio saluto ed il mio sincero ringraziamento al Presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, per avermi invitato a partecipare alla vostra assemblea. Saluto con lui Francesco Rutelli, le altre autorità presenti e tutti gli intervenuti.
Sono lieto di questo confronto diretto con la vostra realtà, che vive giorno dopo giorno l'entusiasmo del fare impresa, ma ne conosce profondamente anche le difficoltà e gli ostacoli. Una realtà che, nel quadro delle contraddizioni in cui da tempo si dibatte la nostra economia, ha saputo trovare nello spirito di sacrificio e nell'etica dell'impegno quotidiano le chiavi determinanti per rispondere alla stagnazione ed alle sue conseguenze più preoccupanti.
Anche il settore del turismo si è trovato a subire il paradosso dell'economia italiana: il paradosso per cui alle nostre straordinarie potenzialità in termini di cultura di impresa, di flessibilità, di passione per la qualità, di accuratezza del prodotto corrisponde oggi il dato sconfortante - che giustamente il presidente Bocca ha ricordato - della crescita zero nel 2005.
Le potenzialità per il turismo in Italia non hanno eguali su scala mondiale: un vero e proprio giacimento di risorse culturali, che conta più di 4.000 musei, 100.000 tra chiese e cappelle, 30.000 dimore storiche, migliaia di siti di interesse archeologico, storico, architettonico, per non parlare delle bellezze ambientali.
Una ricchezza straordinaria che rappresenta uno dei principali fattori di identità del nostro Paese, l'elemento caratteristico al quale si associa per definizione l'immagine dell'Italia nel mondo e che esercita un'attrazione senza pari a livello internazionale.
Del rilievo strategico di questo capitale culturale e naturale, da utilizzare al servizio dell'intero sistema-Paese, si sono da sempre dimostrate ben consapevoli le imprese del settore.
I milioni di turisti che ogni giorno visitano il nostro Paese sono la testimonianza migliore dell'impegno quotidiano di tutta la categoria, della sua capacità di non arretrare di fronte alle difficoltà e di cercare assieme la via per lasciarle alle spalle.
In questi anni così difficili per l'economia italiana, il turismo ha dato un contributo importante al miglioramento delle condizioni finanziarie e delle prospettive economiche del Paese. Nel settore alberghiero e dei pubblici esercizi, tra il 1995 ed il 2004 l'occupazione dipendente è aumentata di oltre il 14 per cento, a fronte di una crescita media per l'intera economia pari a circa il 10 per cento. In prospettiva, alla luce dei prevedibili andamenti demografici, il turismo è destinato ad assicurare sempre più lavoro all'Italia.
Per evitare tuttavia di disperdere queste grandi energie - con il rischio di ricadere nel paradosso cui ho accennato - è oggi prioritario valorizzare il contesto in cui esse vengono spese. E' indispensabile mettere a frutto quel giacimento di risorse in una prospettiva complessiva, di insieme, in grado di raccordare interessi diversi e canalizzarne la forza nell'interesse di tutto il Paese: e questo è il terreno proprio della politica.
Negli ultimi anni, la politica non ha ignorato il settore turistico: una risposta c'è stata, non lo si può negare. Ricordo ad esempio la costituzione del Comitato nazionale per il turismo, la "cabina di regia" deputata al coordinamento ed indirizzo dei soggetti che, ai diversi livelli, sono titolari di competenze in materia turistica. E ricordo la trasformazione dell'ENIT in Agenzia nazionale per il turismo, che ha posto le premesse per realizzare uno strumento di intervento più snello ed efficiente.
Questa risposta però - dobbiamo riconoscerlo - non ha avuto il livello di sistematicità che sarebbe stato necessario. A mio avviso, non è stata in particolare maturata adeguatamente una consapevolezza di fondo: il settore del turismo non si sostiene solamente con gli interventi che lo riguardano direttamente, ma soprattutto valorizzando l'apporto di tutte le altre politiche che incidono sul suo assetto.
Non basta migliorare le strutture ricettive, misura che pure è necessaria: occorrono infrastrutture più moderne, una politica fiscale più equa, una burocrazia meno elefantiaca, regole d'azione che non si traducano in una zavorra o in una camicia di forza per le imprese.
In altri termini, il modo migliore per far marciare il turismo è far marciare il Paese. E in questo senso la legislatura che si è appena conclusa - attraverso alcune grandi riforme di sistema - ha fornito indicazioni importanti, frutto di uno spirito che merita di essere perseguito con determinazione anche nel prossimo futuro.
Per rimanere negli ambiti che toccano più da vicino il vostro settore, mi limito a ricordare la riforma della seconda parte della Costituzione, che ha chiarito gli ambiti di competenza delle regioni e dello Stato in alcuni settori strategici per la crescita del Paese, riducendo il rischio di conflitti istituzionali.
Ricordo poi la riforma del mercato del lavoro, che ha realizzato il disegno riformista di Marco Biagi. Più di un milione e mezzo di persone che, all'inizio della legislatura, erano alla ricerca di una occupazione oggi hanno un lavoro: sono dati ufficiali, concreti e riscontrabili. Chi punta l'indice contro questi dati di fatto - affermando che non si tratta di flessibilità, ma di precarizzazione - finge di non sapere che il tasso di disoccupazione, nei cinque anni del governo della Casa delle libertà, è sceso dal 12 al 7 per cento circa.
E credo vadano riconosciuti anche i meriti della legge obiettivo: un modo concreto di rilanciare l'economia con i fatti, l'impegno quotidiano e la convinzione nei progetti di lungo respiro, che ha consentito di triplicare nel corso di questa legislatura il valore delle opere appaltate rispetto ai dodici anni precedenti.
Sono questi i risultati su cui vogliamo innestare la politica per il turismo del futuro. E' questo il cammino su cui intendiamo proseguire per rispondere alle sollecitazioni ed alle aspettative del vostro settore.
Dobbiamo trovare lo spazio per un'ulteriore riduzione del prelievo fiscale sui redditi d'impresa e da lavoro e per incentivare il reinvestimento degli utili.
Dobbiamo sviluppare un'azione forte e coraggiosa per lo sviluppo del Mezzogiorno, fondata sul potenziamento delle infrastrutture, delle reti informatiche, sul contrasto alla criminalità organizzata e sulla facilitazione dell'accesso al credito per le piccole e medie imprese.
Dobbiamo puntare senza riserve sull'incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo, realizzando un circolo virtuoso tra università ed impresa che consenta il trasferimento dei risultati della ricerca nelle attività economiche in modo coordinato e sinergico.
Sono ovviamente consapevole anche delle domande che provengono dal vostro settore: credo in proposito che non sia più eludibile intervenire sull'imposizione indiretta, portando la nostra aliquota IVA al livello dei principali Paesi concorrenti.
Il nostro obiettivo, in sintesi, è la realizzazione di un grande progetto strategico, che sappia associare alla politica delle infrastrutture e delle reti la dovuta e meritata attenzione alle esigenze di sviluppo per la piccola e media impresa, cui vanno garantite condizioni minime del contesto in cui e per cui operano.
Alle spalle di queste realtà, che rappresentano tanta parte del nostro turismo, ci sono le caratteristiche di fondo della società italiana: il radicamento sul territorio e la solidità delle famiglie. Nel nostro Paese la forza congiunta della dimensione familiare e delle realtà locali continua a realizzare miracoli di vitalità imprenditoriale che molti altri paesi europei meglio organizzati di noi ci invidiano, spesso senza capirne il segreto.
Questo è il modello italiano. Con questa realtà dobbiamo confrontarci. Su di essa vogliamo calibrare la nostra politica di incentivo allo sviluppo, per far sì che il turismo possa garantire in futuro più opportunità di lavoro e di realizzazione professionale, soprattutto per i giovani.
Il nostro Paese non può allora fare a meno del vostro impegno per incamminarsi sul sentiero della crescita economica e dello sviluppo. Sono sicuro che sarete all'altezza delle sfide che vi si pongono e che potremo lavorare insieme per garantire all'Italia ed a tutti gli italiani un futuro più sereno e più prospero.